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Simona
Mazzuca
Sociologa del Lavoro. Si è laureata nel 2002 con una tesi sul decision
making e l’intelligenza artificiale. Ha frequentato un Master in
Selezione, Formazione e Gestione delle Risorse Umane, settore nel quale si
sta specializzando per arrivare, un domani, ad occupare un posto nella
direzione del personale.
Attualmente lavora nel settore formazione di S3.Studium, dove segue
progetti di formazione e comunicazione interna per grandi aziende.
Collabora nella gestione dei gruppi di lavoro con la cattedra di
Sociologia del Lavoro della Facoltà di Scienze della Comunicazione
dell’Università di Roma “La Sapienza”.
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Ferdinando Cotugno
Si sarebbe dovuto chiamare Ask the dust on the road, il
che sarebbe stato buffo, perchè avrebbe racchiuso in sè due dei romanzi
americani più importanti del Novecento. Ma alla fine divenne Chiedi alla
Polvere, il romanzo più bello di John Fante, sulle peripezie del suo
negativo fotografico, il tenero feroce imbranato scrittore di talento
Arturo Bandini. Che scrive racconti, si innamora di una giovane
cameriera messicana, scivola sempre in un attimo dalla gioia alla
disperazione e poi di nuovo alla gioia, cammina allucinato e perduto tra
le strade di Los Angeles. Il personaggio più viscerale e sincero che sia
mai spuntato fuori dalle pagine di un libro che tenevo in mano. Sognavo
i suoi sogni, pensavo i suoi pensieri. Non ha mai smesso di camminare
con me, Arturo Bandini, scrittore sogno di scrittore.
Francesco Lo Brutto:

Io sono L'uomo che ride...
di Victor Hugo. Non l'ho letto fino alla fine ma lo sto leggendo e lo
finirò ma mi sento un clown, uno sciamano, voglio va ridere chi mi sta di
fronte e voglio terrorizzaro... il clown è il sublime: l'orrendo
magnifico. Il clown è un ossimoro. Il clown è veggente come veggente è il
poeta. POETA VEGGENTE era Rimbaud e l'uomo che ride passerà Una
stagione all'inferno, attraverserà una Tempesta elettrica
e si perderà in un oceano di solitudine... Cent'anni di solitudine.
Il poeta veggente ride di se stesso... io sono l'uomo che ride è un
titolo è nascosto ciò che sono anche se il libro non ho finito di
leggerlo. IO SONO L'UOMO CHE RIDE.
Stefania Leo
il mio libro
preferito è La casa del sonno di Johnatan Coe. È il libro che mi ha
aperto gli occhi su cosa significa per me letteratura: incastro perfetto
con parole sognanti.
Ho 22 anni e amo la letteratura da
sempre. Non so cosa farei senza i libri.
Lavinia
Sarnataro:

il mio libro preferito è La coscienza di Zeno di
Italo Svevo. Mi hanno sempre colpito la perfetta unione tra il mondo
interiore del personaggio e la letteratura: quest’ultima diviene portavoce
straordinaria di pensieri, emozioni e propositi propri di una realtà che
fa parte di noi ma che ci è per molti versi difficilmente identificabile.
Sono sempre stata un’appassionata di letteratura: non trovo niente di più
affascinante che esplorare le innumerevoli realtà in cui essa ci conduce.
Alessio Caradossi:

non
penso di aver letto opera più bella di Cent'anni di solitudine,
scritta da Gabriel Garcia Marquez. Il perché non è facile spiegarlo in
poche righe. Sarebbe veramente troppo riduttivo. Di certo alla base c'è la
consapevolezza che la solitudine, quella vera, non significa essere persi
in un deserto. Si può essere soli anche in mezzo alla gente, ai parenti,
agli amici. E con questi presupposti la solitudine non può non
raggiungerci anche nella connettività più avanzata.
Lucia Laudando
La mia
scelta non cade su un libro, ma su un racconto "La Biblioteca di Babele" di J.L.Borges. Uno dei brani la cui prima lettura è stata
assolutamente incredibile. Mi ricordo gli occhi spalancati che scorrevano
sulle righe, il respiro che
si è fatto più veloce, il sorriso a metà tra lo stupito e l'incredulo che
ogni tanto mi sentivo di fare...
è un racconto che non appaga solo i piccoli neuroni appassionati
lettori... è un'esperienza fisica,
una sensazione a livello di pelle. E' come se ci si ritrovasse in un
labirinto o in una spirale senza fine,
e tutto quello che si riesce di pensare è che non si sa dove si sta
andando, dove va a finire
la strada che si segue... e poi, insieme alla perdita di orientamento
viene da pensare
che tutto sommato non è male sentirsi così... in un viaggio allucinato
verso qualcosa che
forse nemmeno esiste.
Fabiana Carucci:
la mia
camera pullula di libri, in perfetta controtendenza con le abitudini di
oggi. Sul mio comodino però ce ne sono solo una manciata; troppo pochi per
fare la lista delle letture che preferisco. In realtà sono avida di
conoscenza e leggerei tutto ciò che è mai stato scritto al mondo con
l’entusiasmo di un surfista che fa il suo primo tubo e l’emozione di chi
vede nascere suo figlio ma, devo fare i conti col mio essere umana ed a
tempo e mente limitati. Cinque sono i libri che hanno segnato la mia vita
fino ad oggi: On the road, versione originale, di Jack Kerouac;
Vela Bianca, di Sergio Bambaren; Disperatamente Giulia, di Sveva Casati
Modigliani; Eva Luna, di Isabelle Allende; Le confessioni d’un italiano,
di Ippolito Nievo e…
Teresa Sapia:

Di là dal fiume e tra gli alberi. Si possono dire tante banalità
sulla letteratura, sui libri, sulle storie, suagli scrittori. Non si può
mai sapere qual è, alla fine, la verità. Io della letteratura non posso
fare a meno. I libri che ho letto sono probabilmente l’unica cosa che
davvero posso dire mi appartenga. Ogni frase, ogni singola parola, ogni
pausa, ogni foglio, è entrato a far parte di me, indissolubilmente. La
forza e la passione della scrittura, le sensazioni e le atmosfere che
suscita e rievoca, sono porto e rifugio, nuovo stupore e nuova forza. La
misura dell’amore? E’ la perdita. Così, quando mi accingo a chiudere
l’ultima, tanto attesa, pagina, sento il vuoto del distacco. Soprattutto
se le parole di commiato giungono a risvegliare sensazioni sopite:
“…Attraversiamo il fiume e riposiamoci all’ombra degli alberi.”
Angelo
Cirillo
Ho scelto Lettera ad un bambino mai nato di Oriana
Fallaci. Lo lessi qualche anno fa, d’estate, dopo un periodo un po’ buio
della mia vita. Appassionante, struggente, a tratti cupo. Mi ha fatto
pensare ad un momento di vita vissuto da una persona a me cara e vicina,
un momento in cui io non ero ancora nato. L’emozione che questo libro mi
ha trasmesso non trova espressione nelle parole, perché troppo profondo e
personale è il suo legame con la mia interiorità.
Roberto Artigiani
ho scelto La linea d’ombra di Josef Conrad
semplicemente perché è stato ed è il libro più importante tra tutti quelli
che mi sono capitati tra le mani, non saprei dire se è quello che ho
apprezzato maggiormente o se potrei definirlo senza ripensamenti “il più
bel libro che abbia mai letto” (definizione più adatta a Il gabbiano
Jonathan Livingstone di Josef Bach), di sicuro è quello che ha più di
tutti influenzato la mia vita, nel bene e nel male. Ancora oggi per me è
come uno di quei film in cui si vorrebbe vivere e di cui si vorrebbe
essere parte, un’ombra che mi accompagna discretamente sempre,
dappertutto.
Alessandra Greco:

potrà sembrare infantile ma il mio preferito è Il piccolo principe,
il mio primo libro, ero una bambina ma non riuscivo a staccarmene, lo
lessi tutto d’un fiato,per tante notti consecutive.
Mi ha fatto capire (in un’età fatta di incomprensioni) la straordinarietà
di essere bambini, immaginazione,innocenza e la capacità di trovare
l’aspetto magico in tutte le cose.
"Mi disegni, per favore, una pecora"?
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